Castello Gerione


In che anno sorge Campagna? Da dove nasce il suo popolo? Da dove inizia realmente la sua storia?
Probabilmente sono queste le tre domande che hanno dato vita alle nostre curiosità, alla nostra voglia continua di approfondire e conoscere la nostra storia, siamo convinti che le risposta a quelle domande risiedono nel luogo che vi racconteremo a breve.
Dall'inizio dei tempi, eventi ed accadimenti, hanno sempre plagiato il secondo seguente all'attimo che li ha generati, naturalmente questo è valso anche per noi. Noi campagnesi siamo discendenti illustri di quella cultura che probabilmente, insieme all'Antica Roma, più di tutti ha influenzato il lunghissimo futuro che avevano dinanzi, la “Magna Grecia”.
E come tali, abbiamo dimostrato sin dagli albori, una crescita intensa non solo urbana, ma anche umana e culturale, ma sopratutto si evinse fin da subito che la geografia del territorio si presentava non come un grande agglomerato urbano, ma in tanti insediamenti sparsi in più parti del territorio, così come si presenta tutt'ora oggi. La primordiale Campagna nacque sulle sponde del fiume Sele, nelle zone che oggi chiamano Tuori e Saginara, molto probabilmente per la facilità di navigazione delle proprie acque.
Ben presto, diventarono snodi importanti per i vari commerci fluviali, insediamenti che però molto spesso furono costretti a spostamenti a causa degli eventi bellici del periodo e man mano risalirono la vallata per cercare maggiore protezione nelle zone più interne, precisamente verso la parte montuosa, dapprima si spostarono verso l'odierna località di Oppidi, Serradarce poi, la quale fu trasformata in una rocca difensiva per il neo villaggio che andava sorgendo sulle vie che portavano alle Puglie (da qui il nome dell'odierna Puglietta) fino a quando furono “costretti” a risalire maggiormente la china rifugiandosi, verso l'anno mille, a causa delle incursioni dei Barbari nella “valle nascosta tra le montagne” (Centro Storico) costruendo un nuovo castello fortilizio sulla collina che sovrastava la Valle del Sele, il colle Girone. Il castello sorgeva su un'area di 3000 metri quadrati, prendeva il nome probabilmente da quest'ultimo e dalla sua derivazione, “Girolo o Girone” stava ad indicare la possibilità che forniva di girare intorno alla vallata, le prima prove documentali risalgono all'anno 1056.
In uno strumento conservato presso l'abbazia della SS. Trinità di Cava de' Tirreni, vi è un chiaro riferimento al “Castellum Campaniae” (Castello di Campagna) con evidenze che risaltavano già la presenza di molini a ridosso dei fiumi Tenza ed Atri, il quale lasciava intuire sopratutto che all'epoca il centro abitato si presentava già con un certa caratura.
Campagna fino al XVI secolo si presentava già con diversi quartieri, a nord oltre al Girolo, vi erano il Pianello, quello di San Nicola con la chiesa dedicata a Santa Caterina 1, San Tommaso, San Lagaria, Sant'Andrea, San Leone e San Bartolomeo, a sud sorgevano i quartieri di Zappino, della Giudeca e quello della Trinità.
Come detto, il fabbricato aveva come propensione attitudini difensive, fortificato ed ingrandito nel corso dei secoli, si presentava con un ponte levatoio, torri merlate e “bocche di fuoco”, la struttura era famosa per essere resistente a numerosi attacchi tanto da essere definito nei testi antichi “fortezza inespugnabile ed imprendibile” sia per la posizione strategica, sia per il controllo dei percorsi montuosi ma anche e sopratutto per i suoi mezzi di difesa che aveva in dotazione.
Con l'Assise di Capua del 1220 il Castello fu acquisito dal Demanio Regio da Federico II di Svevia, passando alle dirette dipendenze dell'Imperatore e venendo così inserito tra i Castra Exempta ovvero tra le principali fortificazioni del regno.
Anni più tardi, precisamente il 9 gennaio 1269, il re Carlo D'Angiò diede ordine al castellano di Campagna di consegnare il castello nella sua interezza al genero Roberto, figlio del conte di Fiandra 2.
Nel 1300 si realizzò un ampliamento del perimetro del castello, con la conseguente fortificazione muraria nonché la costruzione di torri e ponti levatoio, presente nella struttura vi era finanche un frantoio a trazione umana a differenza di quelli a trazione animale presenti nel centro abitato.
La sua fama di fortificazione era giustificata quindi non solo dalla sua posizione ma anche dalle possibilità di attacco e difesa che permettevano le numerose “bocche di fuoco” ivi presenti.
Esempi lampanti sono sicuramente la scelta della permanenza, seppur per un breve periodo, addirittura di un papa, Urbano VI vi soggiornò quando, in fuga dagli attacchi di Nocera a causa del “Grande Scisma” che dovette affrontare la Santa Romana Chiesa, scelse la nostra fortificazione come tappa intermedia prima di raggiungere il castello di Buccino e ancora, quando nel 1502 si riaccese la guerra tra francesi e spagnoli, quest'ultimi risultati vittoriosi, lasciarono nella struttura il proprio presidio militare.
Il grande valore del castello è durato nei secoli, alla successione del feudo dagli Orsini ai Grimaldi di Monaco nel 1532, venne stimato in 50.000 ducati d'oro, una cifra enorme per l'epoca, gioco forza la fece la sua perfetta conservazione ed efficienza.
Purtroppo però la situazione iniziò a cambiare nel 1555, per ordine della Regia Corte spagnola fu ordinato un sostanziale disarmo del castello per fornire pronti armamenti a Sant'Agata di Puglia e difendere meglio quel territorio che all'epoca necessitava di maggior attenzione militare rispetto al territorio campagnese, ritenuto più sicuro. Segnando così un lento ed inesorabile declino.
Dopo averlo disarmato, gli fu assegnato un altro ruolo, inizialmente come tribunale penale, in seguito come sede di carcere duro per i prelati perseguitati da Roma.
Il definitivo smantellamento avvenne per colpa di un nemico silente e molto più forte di tutti gli attacchi e gli eserciti che aveva respinto nel corso dei secoli, l'incuria umana.
Sebbene in un documento di fine XVII secolo dove il castello risultava con le strutture murarie quasi integre e con solo il tetto in rovina, l'epilogo finale si ebbe nel 1642, quando la famiglia Pironti, fresca aggiudicataria del feudo di Campagna, anziché finanziare e promuovere azioni di manutenzione e conservazione del luogo, decise di abbattere alcuni muri 3 ritenuti pericolanti probabilmente con la motivazione (assolutamente irriguardosa per la sua importanza) “...Che il fortilizio era oramai solo un'ex fortezza ridotta a poche fabbriche funzionali con molte dirute ed incombenti sull'abitato di allora.4.
Nel 1925, l'allora vescovo della nostra diocesi Mons. Carmine Cesarano volle installare un'imponente croce in occasione dell'Anno Santo.
Oggi, nonostante la possibilità di godere di panorami e vedute mozzafiato da questa “finestra naturale” che sporge su Campagna e su tutta la Piana del Sele, l'ex fortezza è ridotta a pochi ruderi, testimoni assoluti e longevi delle origini della nostra stirpe, incuranti dell'incuria umana, sono senza dubbio resti della culla che diede la vita alla nostra amata Campagna, dove tutto è stato grande e glorioso, così come è la storia del Castello Gerione appena raccontata.

Testo a cura di Cristian Viglione.
Revisioni: Francesco Pezzuti.

Versione audible.

Realizzato da Cristian Viglione.

BIBLIOGRAFIA:
1. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Il Castello Gerione. - VOL. C - 2006

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