Giulio Cesare Capaccio
(Campagna, 1550 – Roma 1634)
Nacque nel nascente centro abitato di Casalnuovo, nei pressi della Chiesa della Trinità a Campagna, nel 1550 da Paolo Antonio e Francesca de Manna. Avviato in giovane età agli studi dal padre, studiò diritto nello Studio Generale di San Bartolomeo e, come ogni membro appartenente alla famiglie benestanti, ebbe degli illustri tutori come Marco Fileta Filiuli, ma il giovane Capaccio fin da subito privilegiò dedicarsi a studi di lettere classiche le quali lo portarono finanche a Bologna per ultimare e specializzarsi il campo di riferimento.
Nel suo percorso culturale ebbe la fortuna di spostarsi in molte città italiane e conobbe molti degli uomini più influenti dell’epoca stringendo anche rapporti con il cardinale Montalto, futuro papa Sisto V.1> .
Giulio Cesare durante questo periodo si fece apprezzare fin da subito per le sue qualità e le sue doti umane, caratteristiche che lo hanno distinto in tutta la sua vita.
Tornò a Napoli nel 1581 per un breve periodo, ove iniziò a pubblicare le prime opere, tra cui “Prediche Quadra Generali”, diviso in due volumi: il primo avente sette prediche e pubblicato lo stesso anno, il secondo pubblicato qualche anno più tardi. Avendo una famiglia numerosa e non potendosi permettere la agiata vita partenopea, decise di far ritorno a Campagna dove le proprietà di famiglia lo accolsero con maggior stabilità.
Qui si imbatté in un episodio abbastanza singolare: un giorno mentre consumava le sue consuete passeggiate, si trovò in una discussione con un monaco cappuccino e si intrattenne con lui per svariato tempo. Solo dopo capì che si trattasse di suo fratello, così come testimoniò in una missiva spedita a don Camillo Carnevale2 , lettera contenuta nel Secretariato.
A Campagna in quel periodo esisteva l'Accademia dei Solitari o “Minerva Templum” (così amava chiamarla il Capaccio) e ne fu membro importante così alle altre che sorsero: “Dei Taciturni” e “Del Clero”. Durante la sua permanenza nella nostra Città fu vigile e attento nel preservare i suoi luoghi di culto, così come quando nel 1590 fece appello a Michele Guerriero, erede del grande Melchiorre Guerriero, affinché intercedesse a non far abbattere il cenobio di Santa Maria La Nova, andando contro alla volontà dei frati dell'epoca che volevano costruirne uno nuovo. Riuscì nell'intento.
Ci sono state varie voci, in parte ancora oggi presenti nella comunità degli studiosi, che vorrebbero Giulio Cesare Capaccio insofferente alla vita cittadina nostrana in quegli anni, ma noi troviamo smentita di tali inesattezze nel “Trattato delle Imprese” pubblicato tra il 1590 e il 1591 dove scrisse parole d'elogio e d'amore verso la nostra Città. Noi crediamo e ne siamo convinti, che seppur qualche insofferenza ci fosse stata, fu dovuta solo ed esclusivamente ai ritmi di vita che aveva il nostro illustre concittadino, visto la mole di viaggi e spostamenti di cui era protagonista; gli stessi viaggi che lo portarono a ritornare a Napoli nel 1592 per realizzare una volta e per tutte le sue aspirazioni.
Ma il rapporto con la Città non si interruppe mai. Difatti, quando faceva ritorno a Campagna, insegnava nello Studio Generale3 e si adoperava alla stampa di opere presso la stamperia presente, l'unica del Principato Citra. Fu, però, a Napoli dove il Capaccio diede il meglio di sé. Il punto di svolta fu alla morte del re di Spagna Filippo II, quando scrisse in suo onore un'orazione funebre molto toccante, ricordando le gesta e la vita del sovrano asburgico, tanto che il suo vice re, don Ferrante Castro, figlio del defunto, lo nominò Segretario della Città di Napoli una volta successo al trono.
Questo spartiacque diede una svolta alla sua vita e fece si che il Capaccio fu in grado di pubblicare diverse importanti opere per la Città di Napoli, come quando nel 1604 pubblicò “Il Panegirico degli otto Santi Patroni di Napoli”.
La sua opera più importante però arriva solo nel 1607, quando pubblicò la sua “Neapolitana Historia” la storia della Città di Napoli, opera che ancora oggi è considerata la più importante pubblicata su Napoli in epoca barocca, rendendo Giulio Cesare uno dei più importanti storici della Città per quell’epoca.
Si specializzò anche come antiquario, adoperandosi (e a lui va il merito) degli inizi degli scavi della “Magna Grecia di Pesto”4, oggi Paestum. Figura tra i fondatori dell' “Accademia degli Oziosi” inaugurata a Napoli il 3 maggio 1611 sotto la protezione di San Tommaso d'Aquino, tale nomenclatura fu scelta perché i soci erano esenti da impegni quotidiani che non riguardassero materie scientifiche e letterarie.
Divenuto benestante anche nella città partenopea, raggiunse posizioni e spessori che non gli fecero mancare, a suo malgrado, problemi legati ad intrighi politici, infatti, nel 1613 fu ingiustamente incolpato di concussione e di appropriamento di denaro pubblico5, vicenda sgradevole che vide costretto a lasciare Napoli e darsi alla latitanza dalle corti napoletane, il tutto con forti ripercussioni, come il decadimento del titolo di Segretario della Città a causa della lunga assenza.
Dopo un esilio durato otto lunghi anni, scagionato nel 1621, tornò a Napoli e grazie al cambio della situazione socio-politica partenopea potette finalmente riabbracciare i propri cari e versare lacrime sulla tomba della moglie, morta nel frattempo.
Risolti i problemi di natura legale, il Capaccio si rimise a pubblicare opere, lasciando testimonianze importanti come quella che racconta la lunga eruzione del Vesuvio del 1632, durata un anno, o come la sua ultima opera del 1634 “Il Forastiero”, una sorta di odierna guida turistica riservata ai viandanti e visitatori con illustrazioni minuziose di piazze, strade, vicoli e palazzi della città. La particolarità di questo volume stava nell'idea di Giulio Cesare di instaurare una conversazione immaginaria tra un nativo del posto e un forestiero con la spiegazione che portava un viaggio tra le bellezza di Napoli.
Il Capaccio lasciò questa vita l'8 luglio 1634 a Napoli dove tutt'ora è sepolto. Campagna lo ricorda con una piazza intitolata a suo nome nel quartiere di Zappino dove nel 1882, l'allora sindaco Alfonso Cubicciotti volle dedicarla al nostro grande concittadino.
Testo a cura di Cristian Viglione.
Revisioni: Francesco Pezzuti.
BIBLIOGRAFIA:
1. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
2. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
3. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
4. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
5. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
Tornò a Napoli nel 1581 per un breve periodo, ove iniziò a pubblicare le prime opere, tra cui “Prediche Quadra Generali”, diviso in due volumi: il primo avente sette prediche e pubblicato lo stesso anno, il secondo pubblicato qualche anno più tardi. Avendo una famiglia numerosa e non potendosi permettere la agiata vita partenopea, decise di far ritorno a Campagna dove le proprietà di famiglia lo accolsero con maggior stabilità.
Qui si imbatté in un episodio abbastanza singolare: un giorno mentre consumava le sue consuete passeggiate, si trovò in una discussione con un monaco cappuccino e si intrattenne con lui per svariato tempo. Solo dopo capì che si trattasse di suo fratello, così come testimoniò in una missiva spedita a don Camillo Carnevale2 , lettera contenuta nel Secretariato.
A Campagna in quel periodo esisteva l'Accademia dei Solitari o “Minerva Templum” (così amava chiamarla il Capaccio) e ne fu membro importante così alle altre che sorsero: “Dei Taciturni” e “Del Clero”. Durante la sua permanenza nella nostra Città fu vigile e attento nel preservare i suoi luoghi di culto, così come quando nel 1590 fece appello a Michele Guerriero, erede del grande Melchiorre Guerriero, affinché intercedesse a non far abbattere il cenobio di Santa Maria La Nova, andando contro alla volontà dei frati dell'epoca che volevano costruirne uno nuovo. Riuscì nell'intento.
Ci sono state varie voci, in parte ancora oggi presenti nella comunità degli studiosi, che vorrebbero Giulio Cesare Capaccio insofferente alla vita cittadina nostrana in quegli anni, ma noi troviamo smentita di tali inesattezze nel “Trattato delle Imprese” pubblicato tra il 1590 e il 1591 dove scrisse parole d'elogio e d'amore verso la nostra Città. Noi crediamo e ne siamo convinti, che seppur qualche insofferenza ci fosse stata, fu dovuta solo ed esclusivamente ai ritmi di vita che aveva il nostro illustre concittadino, visto la mole di viaggi e spostamenti di cui era protagonista; gli stessi viaggi che lo portarono a ritornare a Napoli nel 1592 per realizzare una volta e per tutte le sue aspirazioni.
Ma il rapporto con la Città non si interruppe mai. Difatti, quando faceva ritorno a Campagna, insegnava nello Studio Generale3 e si adoperava alla stampa di opere presso la stamperia presente, l'unica del Principato Citra. Fu, però, a Napoli dove il Capaccio diede il meglio di sé. Il punto di svolta fu alla morte del re di Spagna Filippo II, quando scrisse in suo onore un'orazione funebre molto toccante, ricordando le gesta e la vita del sovrano asburgico, tanto che il suo vice re, don Ferrante Castro, figlio del defunto, lo nominò Segretario della Città di Napoli una volta successo al trono.
Questo spartiacque diede una svolta alla sua vita e fece si che il Capaccio fu in grado di pubblicare diverse importanti opere per la Città di Napoli, come quando nel 1604 pubblicò “Il Panegirico degli otto Santi Patroni di Napoli”.
La sua opera più importante però arriva solo nel 1607, quando pubblicò la sua “Neapolitana Historia” la storia della Città di Napoli, opera che ancora oggi è considerata la più importante pubblicata su Napoli in epoca barocca, rendendo Giulio Cesare uno dei più importanti storici della Città per quell’epoca.
Si specializzò anche come antiquario, adoperandosi (e a lui va il merito) degli inizi degli scavi della “Magna Grecia di Pesto”4, oggi Paestum. Figura tra i fondatori dell' “Accademia degli Oziosi” inaugurata a Napoli il 3 maggio 1611 sotto la protezione di San Tommaso d'Aquino, tale nomenclatura fu scelta perché i soci erano esenti da impegni quotidiani che non riguardassero materie scientifiche e letterarie.
Divenuto benestante anche nella città partenopea, raggiunse posizioni e spessori che non gli fecero mancare, a suo malgrado, problemi legati ad intrighi politici, infatti, nel 1613 fu ingiustamente incolpato di concussione e di appropriamento di denaro pubblico5, vicenda sgradevole che vide costretto a lasciare Napoli e darsi alla latitanza dalle corti napoletane, il tutto con forti ripercussioni, come il decadimento del titolo di Segretario della Città a causa della lunga assenza.
Dopo un esilio durato otto lunghi anni, scagionato nel 1621, tornò a Napoli e grazie al cambio della situazione socio-politica partenopea potette finalmente riabbracciare i propri cari e versare lacrime sulla tomba della moglie, morta nel frattempo.
Risolti i problemi di natura legale, il Capaccio si rimise a pubblicare opere, lasciando testimonianze importanti come quella che racconta la lunga eruzione del Vesuvio del 1632, durata un anno, o come la sua ultima opera del 1634 “Il Forastiero”, una sorta di odierna guida turistica riservata ai viandanti e visitatori con illustrazioni minuziose di piazze, strade, vicoli e palazzi della città. La particolarità di questo volume stava nell'idea di Giulio Cesare di instaurare una conversazione immaginaria tra un nativo del posto e un forestiero con la spiegazione che portava un viaggio tra le bellezza di Napoli.
Il Capaccio lasciò questa vita l'8 luglio 1634 a Napoli dove tutt'ora è sepolto. Campagna lo ricorda con una piazza intitolata a suo nome nel quartiere di Zappino dove nel 1882, l'allora sindaco Alfonso Cubicciotti volle dedicarla al nostro grande concittadino.
Testo a cura di Cristian Viglione.
Revisioni: Francesco Pezzuti.
BIBLIOGRAFIA:
1. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
2. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
3. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
4. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
5. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005