Mons. Carmine Cesarano.


Nacque a Pagani nel 1869, ben presto avviato alla religiosità divenne sacerdote della Congregazione di Rendentoristi.1 Fu nominato vescovo della diocesi di Conza e amministratore della nostra il 30 settembre 1918.
Mons. Cesarano ricade in maniera importante tra i grandi vescovi che la nostra Città può annoverare, ebbe a cuore sia le chiese che i nostri concittadini così come vi dirò in appresso.
Entrato a Campagna nel 1918 nutrì da subito grandi progetti per la città e li realizzò tutti.
Una delle prime grandi opere fu quella di realizzare il grande sogno di Melchiorre Guerriero, ovvero rendere autonoma la nostra diocesi staccandola definitivamente da altre città come la primordiale Satriano oppure quella di Conza (unione avvenuta nel 1818 sotto Mons. Lupoli), questo progetto gli costò non poche avversità, come ad esempio quando si recò in visita pastorale il 4 settembre del 1921 nella cittadina lucana, i cittadini del posto lo contestarono amaramente con lanci di pietre e angherie verso la sue carrozza, preoccupati evidentemente per le sorti della loro città una volta persa l'unione con Campagna, sta di fatto che Cesarano non mollò e il 30 settembre dello stesso anno ottenne da papa Benedetto XV l'assenzo affinché Campagna diventasse autonoma.
La Città di Campagna, insieme al Consiglio Comunale dell'epoca, accolse con grande entusiasmo questa notizia, tanto da nominarlo cittadino onorario.
Il 22 giugno 1922, il vescovo chiese al nuovo papa Pio XII di nominare il nostro patrono Sant'Antonino, patrono dell'intera diocesi di Campagna (con i paesi annessi quali l'antica Satriano e tre distaccamenti di Conza) fu favorito anche in questo.
Per queste motivazioni la società “Cacciottolo campagnese di mutuo soccorso” di New York, composta da emigranti campagnesi, il 4 giugno del 1922 lo nominò presidente onorario.
Si accorse fin da subito dell'importanza del seminario campagnese e con l'apertura dell'anno scolastico del 1922/23 si attivò ben presto per potenziarlo e abbellirlo, per finanziare quest'opera organizzò finanche una lotteria pro-seminario.2 Questo interessa lo prova il fatto che il seminario fu un costante cantiere dal 1922 al 1927, tanto da raggiungere il suo massimo storico (come numero di seminaristi) di 80 unità presenti in loco, ma il suo amore per questo luogo non conosceva limiti.
Nel 1923, gli ultimi, gli ultimi frati presenti nel santuario della Madonna d'Avigliano lasciarono definitivamente il convento, Cesarano chiede ed ottenne dal Comune di Campagna la consegna gratuita dell'intera area da utilizzare come sede estiva del seminario, con questa mossa si garantì la sopravvivenza del luogo dall'incuria e all'abbandono, scelta che ha premiato la struttura fino al secolo scorso con le attività medesime dell'Azione Cattolica.
Furono subito avviati i lavori di mantenimento e di restaurazione, Cesarano che di certo non si perdeva d'animo, in occasione del congresso Eucaristico, svoltosi a Chicago il 5 giugno 1926, addirittura riuscì a racimolare 200mila lire dai campagnesi emigrati per sistemare la struttura.
Il 10 maggio del 1925 invece riuscì in un'altra impresa, con caparbietà ottenne da Pio XII a farsi decretare l'elevazione della Cattedrale di Campagna a Basilica Pontificia, la bolla di erezione fu letta nel duomo il 19 luglio personalmente dal vescovo.
Il 27 maggio 1927, scrisse una lettera al Capitolo dove comunicava la morte del padre e che aveva ricevuto in ereditò una cospicua somma per l'epoca, 40mila lire, questa somma volle devolverla ad imperitura memoria alla cattedrale con una costruzione di un imponente trono in marmo, un ennesimo atto d'amore verso la nostra città, cancellato poi inspiegabilmente, con altre bellezze presenti nei vari templi dal vescovo Nuzzi negli anni '60 del '900.
Diverse altre opere furono compiute: il 15 ottobre del 1925 costituì la nuova parrocchia di Serradarce, il 19 luglio inaugurò il nuovo ospedale di Mendicità, il 5 dicembre 1931 elevò a vicaria la chiesa di Santa Maria La Nova.
Nel febbraio del 1931, fu mandato dal papa a reggere la chiesa episcopale di Aversa contro il suo volere, il quale dopo i tempi tecnici di insediamento del suo successore, inviò al Capitolo Cattedrale pregando loro di pubblicarla una commovente lettera di commiato.
Morì ad Aversa il 22 novembre 1935, la sua salma fu tumulata nel duomo cittadino, i campagnesi, colmi di gratitudine oltre a nominarlo cittadino onorario, gli intitolarono la strada che porta al duomo in suo nome affinché rimanesse indelebile il suo ricordo e le sue grandi opere.

Testo a cura di Cristian Viglione.
Revisioni: Francesco Pezzuti.

BIBLIOGRAFIA:
1. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. Vol. P - Anno 2005
2. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. Vol. P - Anno 2005

 

 

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