Sant'Antonino Cacciottolo
La distanza temporale di 14 secoli, anche qui ci darà dei limiti nella precisione e nel racconto dei primi anni di vita del futuro Patrono di Campagna, Sant'Antonino Abate.
Tra i vari approfondimenti svolti negli anni, abbiamo sempre cercato di metterci in linea con gli storici del passato e mantenere, per quanto possibile, quel filo conduttore che ci ha guidato fino ad oggi.
Nacque tra il 555 e il 556 con il nome di battesimo di Domenico Lorenzo in contrada San Silvestro località De Callis, più o meno verso l'attuale S. Maria la Nova 1 da Alessandro Vitale Catello e Adelicia Maddalena de Berea, entrambe discendenti di famiglie aristocratiche campagnesi ma ben presto rimase orfano di entrambi i genitori. Fu accolto da bambino dai frati benedettini dell'abbazia di Santa Maria La Nova, dove rimase per tutto il noviziato e alla fine del suo noviziato, pare, assunse il nome di Antonino.
Numerose diatribe hanno riguardato la declinazione del suo cognome iniziale di Catello e quello di Cacciottolo, come lo conosciamo oggi: si è molto discusso tra gli agiografi e si è giunti alla conclusione che, molto probabilmente, si è operata una trasformazione per declinazione dialettale, da Catello a Cacciottolo, quindi per le sue caratteristiche fisiche. "Cacciottolo" sembra derivi dal latino Catus che significa, "tozzo", "bassino", "caciottiello" , come si usa ancora oggi nel gergo popolare 2.
D'altra parte è noto che, soprattutto nelle nostre contrade, il cognome nasceva spesso dai mestieri, dai luoghi di provenienza, più che dalle caratteristiche fisiche. Quindi, se così fosse, potremmo anche avere un quadro generale delle caratteristiche fisiche e dell'aspetto del nostro illustre concittadino.
L'epoca in cui visse Antonino non fu affatto facile. In quegli anni i nostri territori furono testimoni di sanguinose incursioni e atrocità Bizantine, Ostrogote ma soprattutto Longobarde per il predominio della penisola, soprattutto nel Sud Italia.
Queste incursioni militari erano guidate da duchi molto litigiosi tra loro, in continua lotta per il desiderio di conquistare territori, motivo per cui Sant'Antonino fu costretto più volte a fuggire poiché i popoli germanici che migrarono frequentemente in quegli anni non risparmiarono nemmeno abbazie, chiese e monasteri.
Fu probabilmente anche per questo motivo che verso la fine del VI secolo 3 il santo fu trasferito nell'abbazia di Montecassino su cui vi era l'amministrazione della nostra locale chiesa di Santa Maria La Nova 4 . Qui fu vescovo il futuro San Catello, figura chiave nella vita di Antonino, divenendo ben presto suo fidato collaboratore; gli affidò infatti la diocesi da lui presieduta con l'incarico di vicario in un momento in cui il santo castellamarese aveva bisogno di un periodo di eremitaggio e solitudine.
È proprio questa pratica dell'eremo che ha caratterizzato gran parte della vita del santo campagnese. La situazione si capovolse quando fu Antonino a chiedere a Catello di raggiungere il Monte Aureo (oggi Faito): qui si stabilì in una grotta che rispecchiava le sue esigenze e fu subito raggiunto da San Catello, anche lui bisognoso di solitudine dopo aver nominato un nuovo vicario.
È proprio questa pratica dell'eremitaggio che ha caratterizzato gran parte della vita del santo campano. La situazione si capovolse quando fu Antonino a chiedere a Catello di raggiungere il Monte Aureo (oggi Faito): qui si stabilì in una grotta che rispecchiava le sue esigenze e fu subito raggiunto da San Catello, anche lui bisognoso di solitudine dopo aver nominato un nuovo vicario.
La leggenda narra che, una notte mentre erano separatamente raccolti in preghiera, entrambi videro nel cielo, da diverse posizioni, apparire una luce a forma di torcia infuocata che dominava il cielo, illuminandolo nell'oscurità. Stupiti, entrambi chiesero al Signore il motivo di quel gesto e, a ciascuno di loro, apparve l'Arcangelo Michele che comunicò la volontà di Dio di costruire un'edicola votiva dove erano soliti pregare e che portasse il nome del Soldato di Dio, capo della schiere angeliche.
Quando fecero ritorno in quello di Stabia, la fama delle loro gesta miracolose aveva già raggiunto il paese. In particolare i cittadini di Sorrento, incantati dalla sua santità, chiesero ad Antonino di restare e di occuparsi della vita spirituale del luogo. Dapprima riluttante, si rivolsero a Catello per intercedere per loro. Antonino acconsentì, divenendo così abate e stabilendosi nel 608 5 presso l'abbazia sorrentina di Sant'Agrippino.
In questo luogo sacro, il Santo trascorse i suoi ultimi anni di vita, la leggenda narra inoltre che Antonino, nello scendere dal Monte Aureo, attraversò le diverse contrade di Vico Equense cercando ristoro e chiedendo acqua per dissetarsi,gli fu rifiutata varie volte da tutte le persone che incontrava, causa sopratutto la difficoltà a procurarsene per loro stessi.
Giunto in contrada Arola, incontrò un'anziana signora che generosamente gli offrì prontamente da bere. Nel ringraziarla si narra che Sant'Antonino disse: "Ovunque tu scavi in questa città, troverai sempre le acque abbondanti". Da allora, ad Arola, non ci sono mai stati problemi di siccità ed è comune esclamare "dove si scava si trova l'acqua e si costruisce un pozzo".
Una volta dissetato, secondo la leggenda, Sant'Antonino piantò tre ghiande e le annaffiò con l'acqua offertagli dalla vecchia signora. Da queste nacquero tre querce e, attualmente, un pezzo di ramo è conservato sotto la statua del Santo in Piazza Sant'Antonino 6 ad Arola.
Il Santo entrò nel regno dei cieli il 14 febbraio 625 e le sue spoglie mortali furono deposte “né dentro né fuori le mura della città”, come volle lo stesso Antonino.
Anni dopo fu costruita una chiesa in suo onore nella parte orientale dell'odierna città.
Intanto a Campagna i frati dell'abbazia di Santa Maria La Nova, venuti a conoscenza del saccheggio di Montecassino, si attivarono presto per riportare la colonna del santo dove era stato legato e flagellato, invano, dal diavolo nel tentativo di rubargli l'anima. I monaci ci riuscirono, conservandolo nella cella dove anni prima soggiornò il giovane Antonino.
Il lungo processo di santificazione e l'inizio del culto a Campagna ebbe inizio solo intorno al 1080, mentre la festa ufficiale ebbe inizio il 13 dicembre 1253, quando fu trasferita nella nostra città la colonna taumaturgica della chiesa di Zappino.
Dall'atto notarile di trasferimento con i monaci di Santa Maria La Nova venne stabilito il giorno dei festeggiamenti, cioè il 14 febbraio di ogni anno 7, come si era fatto fino ad allora.
Testo di Cristian Viglione.
Revisioni: Francesco Pezzuti.
BIBLIOGRAFIA:
1. Valentino Izzo - Raccontare la Campagna... Personaggi illustri. - VOL. P - pag. 10 - Anno 2005
2. Valentino Izzo - Raccontare la Campagna... Personaggi illustri. - VOL. P - pag. 11 - Anno 2005
3. Valentino Izzo - Raccontare la Campagna... Personaggi illustri. - VOL. P - pag. 12 - Anno 2005
4. Valentino Izzo - Raccontare la Campagna... Personaggi famosi. - VOL. P - pag. 14 - Anno 2005
5. Don Marcello Stanzione - Sant'Antonino Abate e San Michele Arcangelo | I monaci e gli spiriti celesti - pag. 63 - ed. Segno
6. Valentino Izzo - Raccontare la Campagna... Gente Illustre. - VOL. P - pag. 16 - Anno 2005
7. Valentino Izzo - Raccontare la Campagna... Gente Illustre. - VOL. P - pag. 17 - Anno 2005