Il Santuario della Madonna d'Avigliano
È ubicato nella zona alta e montuosa del centro storico della Città di Campagna dove un tempo sorgeva il convento dei francescani. Di origine antichissima, il primitivo e piccolo cenobio (1168 come testimonia un documento conservato nella Badia della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni), inizia a strutturarsi in maniera sensibile nel 1258, quando il cavaliere angioino Giovanni d'Apia giunse a Campagna acquisendone il signorato dopo la vittoria di Carlo D’Angiò. Quest'ultimo volle premiare il suo consigliere militare con il feudo di Campagna.
Al Cavaliere, perdutamente innamorato del nostro antico centro abitato, vanno attribuiti meriti importanti nella storia di Campagna, suddivisi in egual misura per il Castello Gerione, il Convento Domenicano di San Bartolomeo ma, in maggior modo, per il Santuario della Madonna d’Avigliano. Infatti, il d'Apia ebbe molto a cuore questo posto e a lui si deve un'iniziale conservazione e mantenimento della vecchia chiesa, ponendo le basi alle grandi opere che sua figlia Isabella realizzò alla successione, dopo la sua morte.
Ella fu sposa di Ercole Del Balzo, imparentato in linea diretta con gli Orsini, famiglia nobile e potente, assoluta protagonista insieme alla famiglia Guerriero degli anni più aurei che Campagna abbia vissuto. Si può asserire che la famiglia d'Apia fu fondamentale e precursore per le nostre sorti future. Isabella, una volta assunto il feudo campagnese, insieme al marito rispettò l’amore del padre verso Campagna (passione frutto sicuramente della sacralità, della bellezza e della salubrità dell’aria del posto) e pensò bene di arricchire ulteriormente il luogo chiedendo al Papa dell'epoca di edificare, vicino alla medievale chiesa, una struttura con camere che potesse ospitare il soggiorno dei monaci francescani.
Il Santo Padre acconsentì e da lì in poi si diede vita ad un'attività fiorente. I lavori cominciarono con grande entusiasmo nei primi anni del 1300. La chiesa originale, ampliata negli ambienti e ristrutturata a spese dei coniugi d'Apia-Del Balzo nel 1281 (così come reca la scritta scolpita in una colonna posta vicino all'odierno altare), la si può ammirare ancora oggi in maniera tangibile secondo alcuni elementi tuttora esistenti come i leoni posti all'ingresso del Tempio.
Una volta entrati la si può scorgere sul lato destro del colonnato e riconoscibile dal soffitto ribassato a fronte di quello posto sulla navate centrale, dal bellissimo altare monumentale dedicato alla Santa Vergine d'Avigliano, spostato nella posizione odierna a seguito dei lavori di ampliamento che si effettuarono tra fine 1400 ed inizio 1500, dando vita così all'odierna struttura. Ai lavori parteciparono in maniera cospicua le famiglie più facoltose e nobili della Città, assicurandosi così sepoltura tra le Sacre Mura dopo il pio transito e la possibilità di installare il proprio stemma araldico nel chiostro come onorificenza per il contributo dato. Ad Isabella, ancora, va riconosciuto un ulteriore merito: in memoria del padre che amava soggiornare nel Santuario durante il periodo estivo, instaurò una fiera di 15 giorni, dal 15 agosto sino al fine mese, per "incentivare" il pellegrinaggio a Campagna.
A lavori ultimati, poi, si pensò di creare un movimento religioso-ricreativo che iniziasse il primo giorno d'agosto e finisse il giorno delle festività dedicata all'Assunta, consistente nel recarsi a piedi dal centro abitato sino alla chiesa in montagna, dedicando così quindici giorni alla Madonna in pieno spirito religioso.
Oggi come allora, in maniera sentita e devota, si effettua la "quindicina" che culmina il 15 di agosto di ogni anno, dove si organizzano attività religiose e di festa in onore della Madonna d’Avigliano. Ed è proprio alla Santa Vergine della cittadina lucana che si compongono due delle leggende popolari più sentite in Città.
Si narra infatti, che la Madonna sia apparsa per ben due volte a Campagna e per questo motivo sia stata edificata la chiesa. Vi sono però, due versioni della leggenda. La prima racconta che la statua della Madonna sia stata ritrovata per ben due volte in quella zona e gli aviglianesi, dopo averla già riportata a casa una prima volta, constatato la chiara volontà di Maria di restare in loco, giunsero ad un accordo con i cittadini: la statua resta a Campagna purché questi edificassero una chiesa in suo onore. La seconda è decisamente meno ecclesiale.
Alcuni campagnesi a lavoro ad Avigliano, rimasti folgorati dalla sua bellezza, trafugarono la statua facendola ritrovare il mattino seguente su un albero di sambuco, spostandola nottetempo a Campagna e mistificando così l'apparizione della Madonna. Il tutto, ovviamente, visto l'enorme distanza temporale (parliamo del 1240) non è documentabile; fatto sta che grazie a queste leggende noi campagnesi possiamo godere di tanta storia e tanta bellezza. L’edificio oggi si presenta in due navate che suddividono, come già detto, parte della chiesa originale e quella dovuta agli ampliamenti in seguito.
Diversi altari compongono il perimetro il quale culmina con il bellissimo altare monumentale dedicato alla Madonna d'Avigliano nella parte centrale del Tempio. Ancora un sontuoso soffitto in legno dorato accompagna il visitatore nella parte "nuova" con diverse tele del XV e XVI secolo, le quali portano nel retro-altare dove vi è presente un grande Crocifisso ubicato subito dopo una porticina che conduce alla sagrestia, anticipataria del corridoio che volge sul maestoso chiostro. Da qui vi è possibile ammirare un'elegante fontana, contornata da un colonnato in pietra e affreschi murali, in stile rinascimentali, simili a quelli presente in Città.
È possibile, inoltre, accedere ad un'altra bellezza del posto: la selva presente sul retro. Qui vi è presente un altro tassello di assoluta importanza per la storia del luogo e della Città: nel 1440 San Bernardino da Siena si recò a Campagna per sedare dispute interni all’ordine francescano e verificarne l’operato (la sua presenza che tra l'altro si lega a due accadimenti storici importantissimi, la già citata denominazione del SS. Nome di Dio nell'articolo riguardante l’ex convento dei Domenicani e il passaggio ecclesiale che ebbero i frati da Minimi di San Francesco ad Osservanti) e a questi si lega ancora un'altra leggenda sul santuario.
Si narra che il santo senese, mentre soggiornava nella struttura, preso da una sete consistente e non trovando acqua per dissetarsi, pregò Dio affinché potesse placarla. D'improvviso da una roccia sbucò miracolosamente acqua che lo dissetò ed egli potè lodare ancora l'Eterno Padre. Ad oggi, oltre alla cella che ospitò il pio, nel corridoio che porta alla selva vi è presente una fontana denominata "la fontana di San Bernardino” per commemorare l'evento miracoloso. I francescani per secoli ebbero vita facile e tranquilla ad eccezione degli eventi legati alle emanazione delle leggi napoleoniche e a quelle diramate a seguito dell'Unità d'Italia che prevedevano l'incameramento dei beni ecclesiali da parte dello Stato.
Furono proprio queste condizioni a determinare in gran parte l'abbandono dei frati. All'inizio del secolo scorso, dopo che gli ultimi frati lasciarono la struttura, ridotta ormai in pessimo stato, subentra quello che possiamo definire tranquillamente il salvatore del Santuario, Mons. Carmine Cesarano. Molti vescovi del passato furono attratti dalla struttura ma solo Cesarano ebbe l'intuizione chiave per salvaguardarlo: chiese al Comune, che nel frattempo ne era diventato proprietario, di poterne usufruire (e prendersene cura) per trasferire le attività dell'Ente Seminario nella stagione estiva; il Comune acconsentì, poiché non era economicamente parlando in buona salute, determinando così la sopravvivenza e la consegna alla storia di uno dei luoghi simbolo della nostra Città.
Testo a cura di Cristian Viglione.
Revisioni: Francesco Pezzuti.