Chiesa Monte dei Morti - Beata Vergine del Carmelo.


La storia della chiesa di Monte dei Morti e della Beata Vergine del Carmelo inizia nel 1514 quando, l’antica chiesa medievale di Santa Maria della Giudeca in quell’anno, grazie all’interessamento del nobile campagnese Melchiorre Guerriero e del duca feudatario Ferdinando Orsini, fu elevata a collegiata per intercessione di papa Leone X, completamente trasformata, mutò il nome in Santa Maria della Pace e con l’istituzione della diocesi di Campagna nel 1525, fu dichiarata cattedrale.

Successivamente, nel 1564 a seguito della costruzione di una nuova cattedrale, in pratica “cucita addosso” alla vecchia chiesa, quest'ultima venne ulteriormente mutata e trasformata nella cappella della Beata Vergine del Carmelo e del Monte dei Morti e nei suoi sotterranei fu ricavato quello che all’epoca era il cimitero cittadino.
Il tempio si presenta a navata unica, i suoi adornamenti si basano su quello che è il fulcro della spiritualità del posto, ovvero l’aldilà, il culto della morte con la presa in carico dei defunti.

Ma il vero filo conduttore a nostro avviso è il “film dell’anima” che si può scorgere alzando gli occhi, ovvero il percorso che compie l’anima al momento della morte, infatti già all’ingresso si possono notare dei teschi che stanno a far capire che l’uomo, chiunque esso sia, qualunque posizioni egli ricopre è destinato alla morte, Memento mori appunto, così come recitava uno dei motti della Confraternita stessa stessa.
Il viaggio inizia entrando nella chiesa, dove si scorge nella sua volta, il suo primo affresco raffigurante le Anime del Purgatorio, la cosa sorprendente è la presenza di un vescovo tra i peccatori, specialmente se si pensa all’epoca della sua realizzazione, trattandosi un dipinto del XVIII secolo, in quegli anni era istituito il ministero dell’infallibilità papale e far carpire che un membro del clero poteva peccare poteva suscitare sgomento ed eresie.
Il viaggio dell’anima continua grazie e soprattutto alle preghiere terrene e all'aiuto dello Spirito Santo raffigurato nella colomba che si può notare nella parte centrale della navata, dove si compie il viaggio verso il Paradiso, il qual viene raffigurato dritto sopra all’altare in maniera semplificata e gioiosa, con colori vivaci e con una grossa M mariana dedicata alla Madonna che padroneggia la chiesa, adornata da fiori e schiere angeliche che intercedono presso la santa Trinità raffigurata nel triangolo con l’occhio onniveggente.

La chiesa seppur all’apparenza piccola, “nasconde” veri e propri tesori inestimabili, numerosi percorsi e numerose zone d’interesse, al suo interno sono custodite la statua della Madonna del XVIII secolo, di San Bernardino da Siena del 1606 dell’artista napoletano Nunzio Maresca1 e quella di San Rocco del XVII secolo, l'altare in marmo proveniente dal convento dei frati cappuccini di San Martino (XVIII secolo) e dei sedili in legno con le anime del purgatorio posti a schiera e addossati alle pareti.

Ben presenti e ben conservati sono gli ossari e catacombe che fino all’editto di Sant Cloud del 1804 fungevano da cimitero cittadino.
Le catacombe sono strutturate in camere di sepoltura, costituite con sedili in fabbrica di malta, i quali servivano come metodo di sepoltura dell’epoca.
Alla loro base, sulla seduta, recano dei fori che li trasformano nei famosi colatoi per i liquidi corporei, i quali, tramite un ingegnoso sistema idraulico, venivano espulsi nel fiume adiacente. Questa tecnica è testimone del capolavoro ingegneristico dell’epoca, infatti tutti i colatoi erano collegati a un canale idraulico che garantiva, non solo igiene e pulizia, ma anche il risucchio dell’aria che permetteva una veloce espulsione dei liquidi. Questo fenomeno era dettato dal movimento dell’acqua corrente che oltrepassava i canali, il quale velocizzava, e di molto, l’essicazione del defunto stesso. Vari esperti che hanno visitato le catacombe hanno affermato che questo sistema garantiva ad un uomo di normale corporatura la deposizione dal colatoio nel giro di un anno dopo aver ripulito con molta cura i suoi resti ossei mediante oli ed unguenti.

Altra catacomba presente è quella riservata ai membri della confraternita, posta vicino alla sopracitata. Di particolare interesse è un mezzobusto presente nella sagrestia raffigurante l’Eterno Padre. Posta di fronte all’ingresso della sepoltura dei confratelli, indica una particolare attenzione al pio transito degli stessi.
Oltre alla zona museale della chiesa posta nella parte alta, con un organo a canne del XVIII secolo, paramenti e testi sacri, è presente una zona archeologica dove, durante lavori di restauro, sono state rinvenute le mura perimetrali e un affresco del XV secolo raffigurante S. Michele Arcangelo, appartenenti all'antica chiesa di Santa Maria della Giudeca.
La chiesa è sede della Confraternita del Monte dei Morti, una confraternita istituita nel 1627

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Trailer del primo episodio del format "Piacere, Campagna." riguardante la chiesa e la confraternita.


 

 

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