Juan Caramuel y Lobkowitz
(Madrid, 1602 – Vigevano 1682)
Juan Caramuel y Lobkowitz nacque a Madrid nel 1606 da Lorenzo Caramuel, aristocratico fiammingo trasferitosi in Spagna alla corte di Carlo V e da madre boema, Caterine Frisse, di cui il piccolo Juan assunse il secondo cognome derivante dalla città nativa materna; Lobkowitz appunto.
Si dimostrò bambino prodigio fin dai primi anni di vita e fu avviato alla matematica e alle scienze fisiche già in tenera età, consolidando le aspettative anche grazie ai suoi tutori che lo seguirono.
Un esempio della sua straordinarietà fu quando, sempre da bambino, perfezionò gli studi in lingua orientale, viste le origini di Giovanni di Heifron1 il tutto insieme al latino e al greco.
Questa intensissima immersione “accademica” sarà determinante per la carriera scientifica. Dopo il primo decennio di vita, iniziò a guardare con interesse all'ordine benedettino, probabilmente spinto dalla profonda fede praticata dalla sua famiglia. Infatti, i Caramuel, soprattutto dalla parte materna, si sono sempre contraddistinti per i servigi resi alla Santa Sede, così nel 1621 all'età di 15 anni giunse all'abbazia della Santa Espina dell'ordine Cistercense, ubicata nell'antica Castiglia, dove il primo abate fu San Nivardo, fratello di San Bernardo2.
Terminato il noviziato nel 1623, da qui in poi girerà nel maggiori centri teologici di Spagna e d'Europa, come quello che era allora della città di Salamanca, accrescendo sempre di più il suo già cospicuo bagaglio culturale e divenendo uomo di cultura e di scienza di assoluta rilevanza.
A soli 21 anni, ricevette l'ordinazione sacerdotale e nel 1629 scrisse la sua prima opera “Metametrica” in onore di San Tommaso d’Aquino. Juan Caramuel, grazie al suo impegno e la sua preparazione, riuscì a costruirsi una fama di tutto rispetto. Molto presto si iniziò a parlare in tutto il “mondo Cistercense”, tanto da guadagnarsi presto incarichi importanti, tra cui quello di visitare le casi cistercensi in Olanda, Inghilterra e Scozia, facendosi apprezzare ovunque a tal punto da essere nominato Gran Priore dell'Ordine di Calatrava3 in un'età record considerando gli standard e la trafila che ancora oggi, in alcuni casi, è necessaria. La brillante carriera politico-religiosa registrò un'importante e continua ascesa, accompagnata sempre dalla sua profonda preparazione in svariati campi tanto da essere letteralmente conteso tra i potenti d’Europa: ad esempio l'arcivescovo di Magonza gli fece ottenere un vescovado “in partibus” desideroso di averlo come collaboratore; l'Imperatore Ferdinando III lo nominò Ministro di Stato e Vicario Generale di Praga4. In questo periodo, inoltre, fece un'altra importante conoscenza, il vescovo di Nardò Fabio Chigi, che da lì a breve sarebbe divenuto Papa con il nome di Alessandro VII dopo aver preso il posto di Innocenzo X, tra l'altro non solo successore ma anche Segretario di Stato durante il suo papato.
Appena divenuto papa, Alessandro VII, famoso per aver affidato al Bernini la realizzazione di piazza San Pietro, lo convocò subito a Roma e lo assegnò alla Congregazione dei Riti, segnandolo in maniera inequivocabile alla via del porporato ma, quella che voleva dimostrarsi una discesa per la sua carriera ecclesiastica si rilevò un’importante salita poiché giunti quasi al momento della sua nomina, saltò agli occhi dei clericali un manoscritto del Caramuel (scritto ai tempi di Praga) “Teologia Moralis Fundamentalis”5>, testo che fu ritenuto troppo azzardato in quanto si proponeva nel contrastare le teorie rigoriste del Giansenismo. Questo difatti gli costò il totale accordo del Concistoro di tutti i cardinali nel nominarlo cardinale come Alessandro VII si era comunque prefissato.
Ma il Caramuel (di carattere libero, ribelle e visionario) a seguito di questo accadimento pensò bene di ristampare una seconda copia del testo in questione e lo volle dedicare a Fabio Chigi. Ciò lo portò contro ad un'evidente insostenibilità di convivenza alla corte papale, così nel 1656, un anno dopo del suo arrivo nella Città Eterna, fu deciso di spostarlo in centri minori.
Per noi campagnesi però, quello che fu un danno al Caramuel si rilevò un'enorme fortuna.
Il 9 luglio 1657 fu nominato vescovo della Diocesi di Campagna, all'apparenza promosso ben presto si rilevò una punizione per le sue posizioni probabiliste e per la sua insofferenza ai canoni rigoristi della chiesa romana. Infatti nelle tesi esposte nel testo “Teologia Fondamentale” egli intendeva porre una sdogmatizzazione dell'azione dura posta in essere. Quest'ultime furono censurate e lo stesso accusato di avere un giudizio indulgente e lassista circa la morale, tant'è che Sant'Alfonso lo definirà “Principe del lassismo”.6.
Fatto sta che quando Juan Caramuel giunse a Campagna, trovò una diocesi in pessimo stato di abbandono, dovute probabilmente all'epidemia di peste che stava andando a concludersi e per questo motivo, si può pensare, che scelse come residenza, in un primo momento, quella di Sant'Angelo le Fratte, preoccupato forse del pericolo di ammalarsi.
C'è da dire, comunque, che venne a Campagna nel massimo della sua maturità umana, culturale e professionale e tutto questo portò alla nostra amata città enormi benefici.
La sua prima azione da neo vescovo della città fu quella di informare il pontefice della massiccia decimazione che subì Campagna durante quegli anni: difatti dalle circa 5000 anime ne rimasero poco più di 1800. Fece ritorno tra le nostre mura nel 1657 e subito volle dare vigore agli organismi ecclesiali, favorendo la rinascita della Città, mossa che portò benefici tangibili per almeno 50 anni.
Durante il suo mandato Caramuel si distinse anche, e soprattutto, per la pubblicazione di importantissimi libri e nonostante non avesse più la possibilità come un tempo di consultare librerie prestigiose, la sua attività fu incessante, anzi si può attribuire tranquillamente a lui una nuova linfa all'attività tipografica campagnese.
A tal proposito e come testimonianza, fu suo il merito del potenziamento della vecchia tipografia instaurata quasi un secolo prima dal De Nigris e dal Filiuli, dando così un nuovo ed importantissimo slancio.
Le importanti opere non tardarono ad arrivare. Nel 1667 pubblicò “Logica Moralis”, nel 1668 “Mitrica Poetica” seconda versione di quella scritta a Madrid anni prima, nel 1670 stampò qui a Campagna la sua opera suprema “Mathesis Biceps, vetus et nova”, opera magistrale ed estremamente attuale ancora oggi, visto che per la prima volta in assoluto veniva presentato il sistema matematico binario, quello che oggi viene messo alla base per la programmazione e il funzionamento degli odierni computers.
Propose un metodo per la trisezione degli angoli e sviluppò un proprio sistema di logaritmi, infine studiò un sistema per determinare la longitudine sulla base della posizione della luna.
Nella sua permanenza campagnese si recava spesso e volentieri presso l'eremo di San Michele sul Monte Nero, bramoso di ricercare quella tranquillità necessaria per compiere i suoi studi, che a suo dire venivano troppo spesso disturbati dalla via dell'Acqua allora presente alle spalle del Palazzo Vescovile con la presenza di molti mulini e frantoi.
Il 19 settembre 1671 volle addirittura celebrare un'ordinazione pubblica e generale chiedendo ai fedeli di raggiungerlo all'eremo, di questo accadimento ancora oggi si preserva un lapida commemorativa7.
Il 17 agosto 1673 fu nominato vescovo della Diocesi di Vigevano e dopo 16 lunghi anni trascorsi a Campagna, partì per questa nuova meta che lo accompagnerà nei suoi ultimi anni della sua intensa vita.
Si spense nel 1682, all'età di 76 anni e in occasione dei suoi funerali, fuori alla Cattedrale (da lui progettata), venne esposta l'iscrizione “Cadrà il mondo prima che sorga un nuovo Caramuel”. Juan Caramuel, un personaggio unico nel suo genere, di assoluto spessore, è riuscito nell'arduo compito di dimostrare che la fede e la scienza possono coesistere tranquillamente. Fu in grado di lasciare tanto al nostro borgo, ma soprattutto ha tracciato la strada verso l'insegnamento più grande: "il sapere, ti arricchisce di un tesoro che non può finire”.
Grazie Juan, ad imperitura memoria.
Testo a cura di Cristian Viglione.
Revisioni: Francesco Pezzuti.
BIBLIOGRAFIA:
1. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
2. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
3. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
4. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
5. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
6. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
7. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
A soli 21 anni, ricevette l'ordinazione sacerdotale e nel 1629 scrisse la sua prima opera “Metametrica” in onore di San Tommaso d’Aquino. Juan Caramuel, grazie al suo impegno e la sua preparazione, riuscì a costruirsi una fama di tutto rispetto. Molto presto si iniziò a parlare in tutto il “mondo Cistercense”, tanto da guadagnarsi presto incarichi importanti, tra cui quello di visitare le casi cistercensi in Olanda, Inghilterra e Scozia, facendosi apprezzare ovunque a tal punto da essere nominato Gran Priore dell'Ordine di Calatrava3 in un'età record considerando gli standard e la trafila che ancora oggi, in alcuni casi, è necessaria. La brillante carriera politico-religiosa registrò un'importante e continua ascesa, accompagnata sempre dalla sua profonda preparazione in svariati campi tanto da essere letteralmente conteso tra i potenti d’Europa: ad esempio l'arcivescovo di Magonza gli fece ottenere un vescovado “in partibus” desideroso di averlo come collaboratore; l'Imperatore Ferdinando III lo nominò Ministro di Stato e Vicario Generale di Praga4. In questo periodo, inoltre, fece un'altra importante conoscenza, il vescovo di Nardò Fabio Chigi, che da lì a breve sarebbe divenuto Papa con il nome di Alessandro VII dopo aver preso il posto di Innocenzo X, tra l'altro non solo successore ma anche Segretario di Stato durante il suo papato.
Appena divenuto papa, Alessandro VII, famoso per aver affidato al Bernini la realizzazione di piazza San Pietro, lo convocò subito a Roma e lo assegnò alla Congregazione dei Riti, segnandolo in maniera inequivocabile alla via del porporato ma, quella che voleva dimostrarsi una discesa per la sua carriera ecclesiastica si rilevò un’importante salita poiché giunti quasi al momento della sua nomina, saltò agli occhi dei clericali un manoscritto del Caramuel (scritto ai tempi di Praga) “Teologia Moralis Fundamentalis”5>, testo che fu ritenuto troppo azzardato in quanto si proponeva nel contrastare le teorie rigoriste del Giansenismo. Questo difatti gli costò il totale accordo del Concistoro di tutti i cardinali nel nominarlo cardinale come Alessandro VII si era comunque prefissato.
Ma il Caramuel (di carattere libero, ribelle e visionario) a seguito di questo accadimento pensò bene di ristampare una seconda copia del testo in questione e lo volle dedicare a Fabio Chigi. Ciò lo portò contro ad un'evidente insostenibilità di convivenza alla corte papale, così nel 1656, un anno dopo del suo arrivo nella Città Eterna, fu deciso di spostarlo in centri minori.
Per noi campagnesi però, quello che fu un danno al Caramuel si rilevò un'enorme fortuna.
Il 9 luglio 1657 fu nominato vescovo della Diocesi di Campagna, all'apparenza promosso ben presto si rilevò una punizione per le sue posizioni probabiliste e per la sua insofferenza ai canoni rigoristi della chiesa romana. Infatti nelle tesi esposte nel testo “Teologia Fondamentale” egli intendeva porre una sdogmatizzazione dell'azione dura posta in essere. Quest'ultime furono censurate e lo stesso accusato di avere un giudizio indulgente e lassista circa la morale, tant'è che Sant'Alfonso lo definirà “Principe del lassismo”.6.
Fatto sta che quando Juan Caramuel giunse a Campagna, trovò una diocesi in pessimo stato di abbandono, dovute probabilmente all'epidemia di peste che stava andando a concludersi e per questo motivo, si può pensare, che scelse come residenza, in un primo momento, quella di Sant'Angelo le Fratte, preoccupato forse del pericolo di ammalarsi.
C'è da dire, comunque, che venne a Campagna nel massimo della sua maturità umana, culturale e professionale e tutto questo portò alla nostra amata città enormi benefici.
La sua prima azione da neo vescovo della città fu quella di informare il pontefice della massiccia decimazione che subì Campagna durante quegli anni: difatti dalle circa 5000 anime ne rimasero poco più di 1800. Fece ritorno tra le nostre mura nel 1657 e subito volle dare vigore agli organismi ecclesiali, favorendo la rinascita della Città, mossa che portò benefici tangibili per almeno 50 anni.
Durante il suo mandato Caramuel si distinse anche, e soprattutto, per la pubblicazione di importantissimi libri e nonostante non avesse più la possibilità come un tempo di consultare librerie prestigiose, la sua attività fu incessante, anzi si può attribuire tranquillamente a lui una nuova linfa all'attività tipografica campagnese.
A tal proposito e come testimonianza, fu suo il merito del potenziamento della vecchia tipografia instaurata quasi un secolo prima dal De Nigris e dal Filiuli, dando così un nuovo ed importantissimo slancio.
Le importanti opere non tardarono ad arrivare. Nel 1667 pubblicò “Logica Moralis”, nel 1668 “Mitrica Poetica” seconda versione di quella scritta a Madrid anni prima, nel 1670 stampò qui a Campagna la sua opera suprema “Mathesis Biceps, vetus et nova”, opera magistrale ed estremamente attuale ancora oggi, visto che per la prima volta in assoluto veniva presentato il sistema matematico binario, quello che oggi viene messo alla base per la programmazione e il funzionamento degli odierni computers.
Propose un metodo per la trisezione degli angoli e sviluppò un proprio sistema di logaritmi, infine studiò un sistema per determinare la longitudine sulla base della posizione della luna.
Nella sua permanenza campagnese si recava spesso e volentieri presso l'eremo di San Michele sul Monte Nero, bramoso di ricercare quella tranquillità necessaria per compiere i suoi studi, che a suo dire venivano troppo spesso disturbati dalla via dell'Acqua allora presente alle spalle del Palazzo Vescovile con la presenza di molti mulini e frantoi.
Il 19 settembre 1671 volle addirittura celebrare un'ordinazione pubblica e generale chiedendo ai fedeli di raggiungerlo all'eremo, di questo accadimento ancora oggi si preserva un lapida commemorativa7.
Il 17 agosto 1673 fu nominato vescovo della Diocesi di Vigevano e dopo 16 lunghi anni trascorsi a Campagna, partì per questa nuova meta che lo accompagnerà nei suoi ultimi anni della sua intensa vita.
Si spense nel 1682, all'età di 76 anni e in occasione dei suoi funerali, fuori alla Cattedrale (da lui progettata), venne esposta l'iscrizione “Cadrà il mondo prima che sorga un nuovo Caramuel”. Juan Caramuel, un personaggio unico nel suo genere, di assoluto spessore, è riuscito nell'arduo compito di dimostrare che la fede e la scienza possono coesistere tranquillamente. Fu in grado di lasciare tanto al nostro borgo, ma soprattutto ha tracciato la strada verso l'insegnamento più grande: "il sapere, ti arricchisce di un tesoro che non può finire”.
Grazie Juan, ad imperitura memoria.
Testo a cura di Cristian Viglione.
Revisioni: Francesco Pezzuti.
BIBLIOGRAFIA:
1. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
2. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
3. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
4. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
5. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
6. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005
7. Valentino Izzo - Raccontare Campagna...Le persone illustri. - VOL. P - 2005